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IBM Watson 02/11/2012 12:02 #85568

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Elementare, Watson

Con una potenza di elaborazione complessiva pari a quella di seimila personal computer, è in grdo di «capire» le domande poste in linguaggio naturale e dare le migliori risposte possibili accedendo a un database non strutturato che contiene vastissime quantità di dati. In ambito medico, potrà formulare risposte sulla base dei dati del paziente e di una sconfinata letteratura medica.

Capacità che verranno sfruttate per ora dagli studenti del Cleveland Clinic Lerner College of Medicine per analizzare i propri casi studio e trovare riscontri che supportino le proprie ipotesi di diagnosi. Ma per Watson, come annunciato dalla stessa Ibm, sarà un vero e proprio «do ut des». Interagendo con i dottori e futuri tali di Cleveland, il cervellone riuscirà a sua volta diventare più intelligente e a gestire sempre meglio il linguaggio medico, arricchendo la sua banca dati medica e imparerando a collegare le informazioni. Già nel 2015, potrebbe diventare una specie di «Super Siri» specializzato, sul modello dell’assistente virtuale degli iPhone.

Ibm è al lavoro anche con il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York per sviluppare un’applicazione che aiuti a trovare il miglior trattamento per i pazienti affetti da cancro al polmone, seno o prostata. L’obiettivo è quello di avere un’app pilota da testare con un ampio gruppo di oncologi già entro la fine del 2013.



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Re: IBM Watson 04/11/2012 12:10 #85692

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caspita che roba :D

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Re: IBM Watson 25/11/2012 21:27 #87151

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Futuri computer quantistici


Uno dei maggiori limiti della computazione tradizionale, su cui è basato il funzionamento degli ordinari computer, è che essa opera in maniera sequenziale, eseguendo le istruzioni finalizzate all’esecuzione di un dato compito, una di seguito all’altra. Questa modalità di funzionamento, nonostante la grande velocità raggiunta dagli attuali processori, porta a tempi di elaborazione spesso incredibilmente lunghi quando si ha a che fare con operazioni molto complesse.(1) Una soluzione radicale a questi problemi sembrerebbe essere quella prospettata dalla cosiddetta computazione quantistica che, da un punto di vista strettamente teorico, dovrebbe fondarsi sul fenomeno della sovrapposizione quantistica, per cui una particella viene a trovarsi contemporaneamente in più stati. La computazione quantistica permetterebbe di svolgere simultaneamente le operazioni necessarie allo svolgimento di un determinato compito, fornendo i risultati in tempi brevissimi.

Per meglio comprendere le enormi possibilità offerte dalla computazione quantistica rispetto alla computazione tradizionale (ma anche i problemi connessi alla sua realizzazione pratica) vale la pena esaminare più da vicino le rispettive modalità di codificare l’informazione. Nella computazione ordinaria, ogni unità di informazione, o bit, corrispondente a una soltanto di due possibilità definite, viene codificata sotto forma di uno stato di un circuito elettrico bistabile, di cariche magnetiche su supporti metallici, di tracce su dischi ottici o altro. In ogni caso, abbiamo sempre a che fare con una presenza o con una assenza di qualche quantità fisicamente misurabile, alla quale viene convenzionalmente attribuito valore informativo (associato di solito ai simboli 0 e 1). Nei modelli di elaborazione che si richiamano alla computazione quantistica, l’informazione viene invece memorizzata sfruttando il fenomeno della polarizzazione (orizzontale o verticale), se si utilizzano fotoni, o lo spin (su o giù) [nota] se si utilizzano elettroni (2). Ad esempio, può essere convenzionalmente assegnato valore 1 alla polarizzazione orizzontale di un fotone e valore 0 a quella verticale; allo stesso modo, si può assegnare valore 1 allo spin su di un elettrone e valore 0 allo spin giù.

Si sono già realizzati calcolatori molto elementari utilizzando questi nuovi principi. Tuttavia, a ben guardare, essi funzionano ancora in base alla computazione tradizionale, con l’unica differenza che al posto delle celle di elaborazione che utilizzano circuiti elettronici, si sono poste particelle subatomiche. Siamo ancora molto lontani dalla computazione quantistica, la quale richiede che le particelle si trovino in uno stato di sovrapposizione, cioè, se si utilizzano fotoni, essi devono essere polarizzati contemporaneamente in senso orizzontale e in senso verticale, oppure, se si utilizzano elettroni, essi devono avere contemporaneamente spin su e spin giù. La sovrapposizione quantistica è una condizione basilare affinché la computazione quantistica possa realizzarsi. Ora, come è possibile procedere a una qualsiasi tipo di elaborazione se non si immettono dei dati nel sistema, ossia se non si fa sì che almeno alcune delle sue unità di memoria assumano uno stato definito e lo trasmettano successivamente alle unità di elaborazione, secondo procedure predefinite, anch’esse memorizzate nel sistema? Detto altrimenti: com’è possibile che un computer esegua dei calcoli, risolva problemi e svolga specifici compiti senza che, dall’esterno, si vada a interagire con lo stato in cui si trovano le particelle, confinate in campi magnetici, che fanno parte dei suoi moduli di elaborazione?

Questo è il problema fondamentale che ha impedito finora la realizzazione di un computer quantistico e che sembra porre serie ipoteche su una sua realizzazione futura.

Una particella subatomica, affinché conservi la sua condizione di indeterminazione quantistica – di sovrapposizione di stati – deve rimanere isolata dal mondo esterno. Qualsiasi interazione capace di alterare il suo stato ne provoca l’immediato decadimento a una condizione definita: si verifica quello che in termini tecnici si chiama fenomeno della decoerenza. Per questo motivo, lo stato di sovrapposizione non può mai essere osservato. Per osservarlo, infatti, è necessario interagire con la particella, investendola con una qualche forma di luce, sia pur debolissima, o con altre particelle, che inevitabilmente ne modificano la condizione, rinviandoci informazioni su di essa. Si sono tentati – e si stanno tuttora tentando – vari espedienti per ovviare a questo problema. Ad esempio, nella prospettiva di mantenere l’isolamento del modulo di elaborazione dal mondo esterno, permettendo nello stesso tempo l’immissione dei dati, sono stati interposti uno o più stadi che fungano da separatori con l’esterno. Ma finora i risultati si sono rivelati piuttosto deludenti.

Una possibilità ulteriore sembrerebbe quella prospettata dal recente annuncio, da parte dei fisici Serge Haroche e David J. Wineland, di aver messo a punto dei metodi molto sofisticati per misurare e manipolare singole particelle senza che ciò distrugga il loro stato di sovrapposizione quantistica. I due ricercatori hanno ricevuto il Premio Nobel 2012 per il loro lavoro, ma è ancora presto per dire se le tecniche da loro sviluppate consentano di compiere passi significativi verso la costruzione pratica di un computer quantistico. In ogni caso, si tratta di oltrepassare una frontiera apparentemente invalicabile: quella che separa il mondo della nostra esperienza ordinaria, che fa riferimento alla fisica classica, dal mondo degli oggetti e dei fenomeni quantistici, che mostrano comportamenti tali da collocarsi al di là delle nostre capacità di rappresentazione e di comprensione.

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Re: IBM Watson 07/12/2012 19:56 #87809

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CIA investe in calcolatori quantistici D-Wave


the Fielder in Business, Science & Tech | 0 comments

October 16, 2012 | Last Update 16:19









D-Wave è un’azienda canadese di Vancouver che dal 1999 cerca di integrare fisica e informatica per ottenere risultati nel campo dei calcolatori elettronici. La ricerca di questa azienda punta a creare elaboratori di dati quantistici che possano aumentare la potenza di calcolo dei processori. Il primo prototipo di processore quantistico, prodotto da D-Wave, è stato acquistato da Lockheed Martin, uno dei più grandi costruttori aerospaziali del mondo, circa un anno fa per 10 milioni di dollari da utilizzare per individuare bug nei software utilizzati nel progetto F-35. Anche il mostro sacro di Silicon Valley, Google Inc, utilizza un computer D-Wave da remoto a fini di testing per le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale. D-Wave è stato preso di mira da ricercatori, fisici e altre realtà aerospaziali per le sue pretenziose ricerche, ma ora qualcosa sta cambiando.

La branca di investimenti CIA, In-Q-Tel, e il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, hanno investito 30 milioni di dollari nell’evoluzione del prototipo D-Wave One che avrà una potenza di calcolo superiore a qualsiasi processore convenzionale conosciuto. Nella figura si vede la super-struttura refrigerante di 4° Kelvin (-269°C) che contiene il processore. La temperatura estremamente bassa, permette al processore di condurre il calcolo quantistico. Questo calcolo quantistico risolverebbe problemi quale l’individuazione del comportamento degli atomi in una proteina a contatto con un farmaco, l’ottimizzazione dei problemi all’interno di software, ecc. Nel campo del linguaggio macchina, una branca dell’intelligenza artificiale, l’ottimizzazione è fondamentale e nello studio dell’infinita quantità di informazione presente su Internet, genererebbe un approccio corretto all’assorbimento dei dati e un modo appropriato di occuparsene nel futuro. Si può, dunque, evincere come mai Amazon e Google siano interessati a questa ricerca: la velocità di riconoscimento dei parametri richiesti e la conseguente risposta in presenza di grosse quantità di dati è fondamentale nei motori di ricerca.

In-Q-Tel, che gestisce i portali di ricerca su intelligence per conto di CIA e del NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) che stanno investendo molto in raccolta e analisi automatizzata dati di intelligence, punta all’eliminazione dei problemi complessi che i suoi clienti sperimentano con i tradizionali sistemi di calcolo. Il nuovo processore, oltre alle normali porte logiche on (1) e off (0), ha dei componenti in lega di niobio. Sono 512 anelli di controllo, conosciuti come qubit (bit quantistico) che possono trattenere la corrente elettrica e farla circolare all’interno dei loop sia in senso orario (0) e sia in senso antiorario (1). Gli accoppiatori (coupler), che sono dei loop superconduttori più piccoli, collegano i qubit per permetterne l’interazione o l’influenza l’uno sull’altro ad alternarsi tra gli stati 1 e 0. Tutto questo serve a creare una precisa disposizione dei qubit che devono fare riferimento ad un dato algoritmo per la soluzione dei problemi di ottimizzazione. Si ha, di conseguenza, una macchina estremamente specializzata nell’operare su un determinato argomento oppure materiale. I qubit disposti con questo schema impiegano meno di un secondo per decidere i nuovi valori che dovrà assumere la sequenza di 1 e 0 nel compiere quell’attività, abbassando nel frattempo la quantità di energia necessaria al processore per funzionare e ottenere una potenziale soluzione al problema iniziale.

Il gatto di Schroedinger potrebbe spiegare cosa succede in quel lasso temporale inferiore ad 1 secondo nel quale il processore calcola le sue possibilità. Il paradosso del gatto di Schroedinger (fisico quantistico) è rappresentato da una scatola chiusa nella quale si trova il gatto. L’animale all’interno può essere contemporaneamente sia vivo e sia morto; allo stesso modo i qubit sono contemporaneamente sia 1 e sia 0. O qualcosa di simile. Non è facile determinare gli effetti quantistici, ma il risultato attuale è più che interessante e soddisfacente

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Re: IBM Watson 08/12/2012 09:13 #87822

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Un po' mi fanno ridere, parlano di sistemi quantistici o quantici senza manco considerare che non esistono perché pura teoria, parlano del 1 - 0 dei computer attuali con sufficienza ma senza tenere conto che quello è il limite imposto dalla corrente, 1= corrente si 0=corrente no, vorrebbero aggiungere la sovrapposizione per aumentare le probabilità col su e giù ma sempre non tenendo conto che la corrente sarebbe solo 1 oppure 0, ci investono e proprio la CIA, per poi portarsi dietro un generatore nucleare perché i fotoni devono pur essere accelerati in qualche modo.

Chi si ricorda i proci intel che non potevano lavorare perché il bus era max 800MHz e loro invece sparavano pure a 1600?
Ecco aumentassero pure del 4000% la potenza cosi poi il calcolatore lavora 10 secondi e noi aspettiamo due settimane che i dati arrivino sul monitor.

Ciao a tutti.

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Re: IBM Watson 08/12/2012 12:11 #87832

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Re: IBM Watson 08/12/2012 12:18 #87833

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Magari fra una 30 di anni ci sarà , non si puo mai dire :D

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Re: IBM Watson 08/12/2012 16:22 #87851

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ma certo, fra 30 anni se la crisi non ci riporta all'età della pietra ci saranno millemila cose ma preferisco gli scienziati sognatori che approcciano qualcosa di totalmente nuovo a quelli che cercano di adattare qualcosa a qualcos'altro di incompatibile per mera propaganda.
L'approccio quantistico con macchine ad energia elettrica poco ha di rivoluzionario e profetico, ricordate gli orologi al quarzo? Ecco qualcuno notò che il quarzo oscillava in modo abbastanza costante e quindi era l'ideale per misurare con una certa precisione il tempo data una certa corrente.
Preferisco sentir parlare di computer di materia organica che per loro natura si affrancano dall'energia cosi come la conosciamo oggi, fra millemila anni la nostra sarà forse conosciuta come l'era elettrica, superata l'elettricità si potrà arrivare dove vogliamo, perfino sulla terra!

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Re: IBM Watson 08/12/2012 17:34 #87855

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:asd: cerchiamo per ora di far funzionare al meglio le cose per il giorno dopo ....

se torneremo all'età della pietra allora ci saranno "tablet" da 5 chili in granito :rotfl:

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Ultima Modifica: da sabayonino.

Re: IBM Watson 08/12/2012 20:26 #87858

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sabayonino ha scritto:

:asd: cerchiamo per ora di far funzionare al meglio le cose per il giorno dopo ....

se torneremo all'età della pietra allora ci saranno "tablet" da 5 chili in granito :rotfl:


si, i tavlet :D

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Re: IBM Watson 09/12/2012 14:26 #87871

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baxnimis ha scritto:

sabayonino ha scritto:

:asd: cerchiamo per ora di far funzionare al meglio le cose per il giorno dopo ....

se torneremo all'età della pietra allora ci saranno "tablet" da 5 chili in granito :rotfl:


si, i tavlet :D


Bella questa!!! xD

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Re: IBM Watson 09/12/2012 14:53 #87873

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Guardando il dati del miglior supercomputer del 2005 il Bluegene IBM 472 TFLOPS confrontati con il TITAN che è quello + potente di oggi 20 PETAFLOPS direi che c'è stato un salto enorme in velocità di calcolo, si potrebbe cercare di prevedere che per i prossimi 5 anno si arriverà senza problemi ai 100 PETAFLOPS .


lINK it.wikipedia.org/wiki/Supercomputer

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Re: IBM Watson 18/02/2013 10:00 #89675

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Sembra che il progetto Watson stia dando i primi risultati
Dr.House

A oggi Watson ha memorizzato più di 600mila documenti medici, con due milioni di pagine di testo tratte da 42 riviste specializzate e studi clinici nell'area della ricerca oncologica. Watson riesce a setacciare 1,5 milioni di documenti dei pazienti, che includono cartelle cliniche e storia decennale di trattamenti oncologici. Il tutto per fornire ai medici opzioni di trattamento basate sulle evidenze nel giro di pochi secondi.
I primi ad adottare la funzionalità di Watson sono il Maine Center for Cancer Medicine e il WESTMED Medical Group: i loro oncologi inizieranno a testare il prodotto e a fornire un feedback a WellPoint, IBM e al Memorial Sloan-Kettering per migliorarne l’usabilità



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Re: IBM Watson 20/02/2013 23:03 #89753

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Gran notizia :D

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Re: IBM Watson 27/03/2013 11:46 #90383

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