Roma, 5 set - (Adnkronos Salute) - Una scoperta che apre una nuova strada per la prevenzione dell'ictus cerebrale svelando i fattori genetici che predispongono a questo tipo di patologia, che nei paesi industrializzati è la terza causa di morte e la prima per le invalidità permanenti. Ora uno studio pubblicato sulla rivista 'Nature Genetics' ha evidenziato come il numero di infarti cerebrali dovuti a stenosi o occlusione dei grossi vasi, che costituisce circa il 25% di tutti gli ictus, potrebbe essere ridotto grazie alla scoperta. La ricerca promossa da un gruppo di scienziati australiani, ha coinvolto la comunità scientifica internazionale in un'analisi durata più di due anni, ed ha rivelato l’esistenza di un segnale genetico sul cromosoma 6 (6p21.1), ad oggi sconosciuto, fortemente associato all’ictus cerebrale dei grossi vasi.Il lavoro ha ricevuto un contributo importante dal gruppo di malattie cerebrovascolari della Fondazione istituto neurologico Carlo Besta, diretto da Eugenio Parati, che, grazie alla comparazione con un gruppo di soggetti sani partecipanti allo studio 'Procardis' del Dipartimento di ricerca cardiovascolare dell'istituto Mario Negri di Milano ha potuto confermare anche nella popolazione italiana questo tratto genetico identificativo della patologia aterosclerotica dei grossi vasi."Lo studio - afferma Giorgio Boncoraglio, della fondazione Carlo Besta, responsabile per la parte italiana del lavoro - andrà avanti per chiarire in che modo la regione di Dna identificata possa aumentare il rischio di ictus ischemico, in particolare in associazione alla patologia aterosclerotica dei grossi vasi, arterie carotidi, vertebrali e basilare". "Questa ricerca – afferma Simona Barlera, dell'istituto Mario Negri – ha costituito una sfida notevole dal punto di vista statistico poiché ha richiesto l’applicazione di test statistici rigorosi per poter replicare i risultati. Inizialmente sono stati confrontati 1.200 soggetti australiani colpiti da ictus con altrettanti soggetti sani mediante uno screening di circa 610.000 polimorfismi (varianti) del genoma umano. I risultati positivi - precisa - sono stati quindi replicati in 1700 pazienti con ictus dei grossi vasi e 52.000 soggetti sani provenienti da 10 popolazioni differenti.”"La scoperta - sottolinea Boncoraglio - apre già da oggi una serie di possibilità applicative nella prevenzione dell’ictus cerebrale, avvicinandoci al momento in cui, sulla base della conoscenza dei fattori genetici che predispongono all’ictus cerebrale, saremo in grado di tracciare un profilo di rischio per ogni individuo, indicando gli stili di vita e le terapie preventive più appropriate"..