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"La chemio senza perdere i capelli"
Umberto Veronesi
Le nuove terapie di Veronesi:
«Salvano i capelli e migliorano
la qualità della vita alle donne»
SARA RICOTTA VOZA
MILANO
Non ha scelto un simposio di scienziati e luminari per annunciare le sue ultime battaglie vinte contro il cancro. Ha voluto farlo nel giorno in cui le «sue» donne sincontrano per gioire insieme e raccontarsi come e perché sono ancora vive. Mille donne che ieri a Milano - e ogni anno è così - hanno ascoltato e applaudito Umberto Veronesi spiegare che cè una chemioterapia che non fa perdere i capelli e una radioterapia che non costringe a mesi di viavai negli ospedali. Due terapie sperimentate con successo allIeo su cinquanta donne e ora pronte al grande «lancio» nazionale su altre cinquecento. Due battaglie vinte non sono la fine della guerra ma queste due vittorie, per le donne, hanno un valore in più.
Veronesi lo sa, e se cè una differenza fra il suo modo di essere oncologo e altri, a sentir queste signore si capisce che la differenza è nel non dare per scontato che per guarire bisogna rassegnarsi a perdere la femminilità. «Grazie alla diagnosi precoce», spiega il Professore «le cure per il tumore al seno hanno raggiunto un elevato livello di efficacia tanto che ora possiamo concentrare la ricerca su una nuova sfida: la qualità della vita delle donne». La ricerca a cui si riferisce è quella che si fa allIeo, lIstituto Europeo di Oncologia di cui è Direttore scientifico. «Sappiamo che possiamo guarire oltre l80% delle nostre pazienti, ora ci poniamo il problema del come, con lobiettivo di fare in modo che le cure non spaventino più della malattia». E cosa spaventa di più una donna che già deve subire una mastectomia, del vedersi menomata anche nella chioma, quindi nel volto? La «vanitas» non centra e Veronesi vuole che le «sue» donne lo capiscano: «Perché i capelli possono essere una componente importante dellidentità».
Quindi la parola passa ai medici che finora hanno sperimentato con successo le due terapie su una cinquantina di pazienti. «Da tempo queste terapie sono in corso di studio da noi» racconta Viviana Galimberti, giovane e bella direttora dellUnità di Senologia molecolare: «Ridurre la tossicità della chemioterapia è lobiettivo dello studio clinico Ieo sul Caelyx, un farmaco che ha la stessa efficacia di quelli tradizionali ma non leffetto collaterale dellalopecia. Si tratta di farmaci sempre più mirati a colpire il vero bersaglio, cioè le cellule tumorali, lasciando stare quelle sane». Il farmaco non è nuovo ed è stato finora utilizzato nelle fasi avanzate del tumore allovaio e alla mammella. AllIeo si è sperimentato in fase preoperatoria, cioè per ridurre la massa tumorale prima dellintervento, ma ora si cerca di proporlo anche nella fase post, cioè come prevenzione della ripresa della malattia. Laltra terapia che verrà sperimentata su scala nazionale è la cosiddetta Iart, «Radioterapia intraoperatoria con radiofarmaci».
Si tratta di una procedura che sfrutta «lattrazione fatale» (così la chiama Veronesi) esistente in natura fra due molecole, e che comincia già al momento delloperazione. I vantaggi? Li spiega Giovanni Paganelli, direttore della medicina Nucleare Ieo: «Permette di evitare il ciclo di terapia esterna di circa due mesi, non necessita di apparecchiature costose ma di una siringa da insulina, può essere eseguita in regime ambulatoriale». Quando i medici scendono dal palco salgono le donne, con le loro mille storie di dolore e guarigione. Confessioni, esortazioni, racconti spiritosi. Veronesi se li ascolta tutti, inchiodato in prima fila. E quando torna sul palco a ringraziarle tutte, è una standing ovation dopo laltra. E le si capisce. Il «loro» Professore è stato candidato per la terza volta al Premio Nobel per la Medicina, ma a loro ha già fatto vincere quello per la Vita.