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Le stime attuali dei parametri
In questa sezione cercheremo di dare le stime migliori per le variabili dell'equazione di Drake, grazie alle scoperte che si sono fatte.
R*. è il tasso medio di formazione stellare nella Via Lattea.
Come già detto precedentemente Drake diede come valore 10. Ma da un recente calcolo da parte della NASA e dell'European Space Agency il tasso di formazione stellare nella nostra galassia è di 7 stelle l'anno; Milky Way Churns Out Seven New Stars Per Year.
fp. è la frazione di stelle che posseggono pianeti.
Questo valore sta diventando sempre più conosciuto. Infatti dalle recenti scoperte astronomiche dovute alla missione NASA Kepler ed altre missioni analoghe si stanno scoprendo molti sistemi extrasolari. Dai dati iniziali della missione Kepler circa il 34% delle stelle scoperte possono ospitare un pianeta. Non vengono considerate le stelle doppie che sono almeno il 50% fanno grande fatica a sostenere sistemi planetari per problemi di meccanica celeste e di perturbazioni reciproche. Quindi per ora si può dare un valore pari a 0.5 (stesso valore dato inizialmente da Drake). Quindi con queste valore si assume che metà delle stelle abbia un sistema planetario.
ne. è il numero di pianeti per sistema solare in condizione di ospitare la vita.
Rimane sempre una variabile complicata a cui dare un valore. Ma sempre grazie alla missione NASA Kepler questo valore potrebbe diventare meno incerto. Fino ad adesso abbiamo scoperto pianeti giganti, spesso gassosi, molto vicini alle stelle centrali. Ciò non vuol dire che non ci siano "Terre". E poi molto dipende dal tipo di stella. Quelle piccole e fredde hanno una zona abitabile molto ristretta e vicina e quindi i pianeti "utili" dovrebbero stringersi vicini ad esse. Ma in questo caso la forza mareale (ovvero lo "stiramento" che un corpo subisce a causa dell'attrazione gravitazionale differenziale da parte di un altro corpo sui suoi diversi punti. L'attrazione gravitazionale varia infatti con la distanza dei vari punti dal corpo attrattore. Se due punti vengono attratti con forze di diversa intensità, sperimentano una forza di stiramento l'uno rispetto all'altro) li "bloccherebbe" come la Luna con la Terra e sarebbero destinati a mostrare sempre la stessa faccia all'astro centrale con ovvie conseguenze drammatiche per lo sviluppo della vita. Una stima per questo parametro potrebbe essere 1 (ossia un pianeta abitabile per ogni stella con sistema planetario).
fl. è la frazione di pianeti che ha effettivamente sviluppato la vita.
Nel 2002, Charles H. Lineweaver e Tamara M. Davis (presso l'Università del New South Galles e del Centro australiano per l'astrobiologia) hanno stimato il valore 0,13 su pianeti che esistono da almeno un miliardo di anni sulla base di argomentazioni statistiche basate sul tempo impiegato alla vita per evolversi sulla Terra. Questo valore è molto critico e di difficile assegnazione, basti pensare, senza andare troppo lontano, che Marte ha avuto le condizioni affinché la vita nascesse ma non che si sviluppasse, in quanto ci vogliono determinate condizioni perché si sviluppi la vita come la conosciamo noi. Una stima abbastanza sensata potrebbe essere 0.2 (ossia un pianeta su 5 permetterebbe alla vita di evolversi).
Ora apriamo un altro scenario. Nel 2009 l'astrobiologa NASA Felicia Wolfe-Simon ha isolato nel lago Mono (California) il batterio denominato GFAJ-1.
Esso è un batterio estremofilo a bastoncino, della famiglia Halomonadaceae e della classe Gamma Proteobacteria, che è in grado di nutrirsi utilizzando un elemento solitamente tossico, ad alte concentrazioni, come l'arsenico. Tale scoperta ci dice che la vita su altri pianeti può avere una composizione chimica e, più in generale, una biochimica radicalmente diversa da come la conosciamo sul pianeta Terra. La Wolfe-Simon ha provato che in condizioni di carenza di fosforo, questo batterio è in grado di incorporare l'arsenico nel suo DNA e continuare a crescere. Introducendo arsenico radioattivo durante la crescita di alcuni dei microbi, Wolfe-Simon ha provato che circa un decimo di arsenico assorbito è finito nei loro acidi nucleici. Ora se le ricerche su questo batterio continueranno a dare esiti positivi possiamo arrivare alle seguente conclusione: se il batterio scoperto dalla dottoressa Wolfe-Simon si è evoluto con un processo completamente separato (rispetto a quello che conosciamo noi) e quindi potrebbe avere un DNA "fondamentalmente" unico rispetto a quello noto, si può affermare che, se in teoria la vita è iniziata "più di una volta" sulla Terra la probabilità che sia iniziata in altri sistemi è molto probabile (quindi il valore di fl ma anche ne può essere quello dato inizialmente da Drake, 1 e 2 rispettivamente).
fi. è la frazione di pianeti su cui si sono evoluti esseri intelligenti.
Il valore stimato da Drake è 0,01 sulla base di poca o nessuna prova. Questo valore rimane particolarmente controverso. Coloro che propendono per un valore basso, come il biologo Ernst Mayr, sottolineano che dei miliardi di specie che sono esistite sulla Terra, solo una è diventata intelligente e da questo dedurre un valore molto piccolo per fi. Coloro che propendono a dare valori più alti generalmente notano che al crescere della complessità della vita, e concludere che l'eventuale comparsa di vita intelligente potrebbe essere inevitabile. Tutto ciò implica un avvicinamento del valore di pari a 1. Non avendo nessun tipo di informazione che ci dia la certezza di questo valore, e, permettetemi questo termine, "volando bassi" assumiamo il valore che diede inizialmente Drake ovvero su uno ogni cento pianeti si sono evoluti esseri intelligenti.
fc. è la frazione delle civiltà extraterrestri in grado di comunicare.
Anche questo valore è molto difficile da dare e verificare. Ossia quante vite intelligenti arriveranno al punto di sapere e volere contattare altri esseri. Nel nostro caso diremmo nuovamente 1, gli unici che conosciamo lo stanno facendo. Attenzione però, sulla Terra esistono anche delfini, balene e qualche altro mammifero che probabilmente ha sviluppato un certo grado di intelligenza, ma non pensa minimamente a comunicare con l'esterno. Teniamo poi conto di mondi alieni in sistemi doppi (non li abbiamo esclusi tutti) dove la doppia o tripla stella non permetterebbe di avere mai una notte scura e quindi l'astronomia sarebbe scienza sconosciuta. Ma basterebbe anche una cintura molto densa di asteroidi che vieterebbe i viaggi spaziali o i telescopi orbitali o solo una coltre nuvolosa molto più densa. Non possiamo essere allora troppo ottimisti e diamo a questo parametro il valore di 0.01 (una vita intelligente su cento può e vuole contattare altre civiltà).
L. è la stima della durata di queste civiltà evolute.
Questo è un altro parametro difficile. Sicuramente è maggiore di 50 anni (il periodo che noi abbiamo già trascorso a farci sentire o a sentire), ma quale sarà il limite massimo, comune a due civiltà (è inutile che entrambe abbiano avuto un milione di anni di alta tecnologia se non l'hanno sfruttata nello stesso tempo; una magari 2 miliardi di anni fa ed un'altra tra un miliardo di anni). Drake decise di usare un valore di 10000 anni e terremo questo valore.
Riassumendo si ha:
N = 7 × 0.5 × 1 × 0.2 × 0.01 × 0.01 × 10000 = 0.700
Il risultato dell'equazione ci dice che non ci sono civiltà che possono comunicare tra loro (parte intera del risultato), ma non che non esistano. Infatti la decimale ci indica che esistono altre civiltà oltre la nostra, ma che non possono entrare in contatto. Questo può succedere perché si sono sviluppate in epoche diverse (portando degli esempi è probabile che sia esistita una civiltà tecnologicamente più evoluta della nostra ma che sia già scomparsa, oppure che non sia tecnologicamente tanto evoluta da entrare in contatto). Quindi dalla disamina appena fatta si può chiaramente vedere come solo i primi tre parametri sono i più probabili e verosimili, in quanto hanno un riscontro scientifico. Soprattutto i valori di fp e ne potranno essere più precisi dopo esser stati aggiornati attraverso le scoperte della missione Kepler. Ognuno di noi può provare a "giocare" con i parametri di questa equazione mettendo, ovviamente, valori sensati.
Ora se considerassimo il batterio GFAJ-1 e le impilicazioni che esso comporta otterremo:
N = 7 × 0.5 × 2 × 1 ×0.01 ×0.01 × 10000 = 7
Ovvero che ci sono 7 civiltà intelligenti in grado di comunicare.